Se domani inizia oggi
Gli stereotipi di genere possono talvolta sembrare innocui ma in realtà sono le basi della violenza di genere. Ci riguardano da vicino eppure non sempre ce ne rendiamo conto.
Quando entrai in studio legale il mio primo giorno di lavoro come praticante avvocata la prima cosa che mi venne insegnata, tra l’altro proprio da un’avvocata donna, era che le e-mail e le lettere che avrei dovuto inviare per conto dello studio legale, se erano rivolte a uomini avrei dovuto scrivere “Egregio” dottore, signore o qualsiasi altro titolo, invece, se erano indirizzate a donne avrei dovuto scrivere “Gentile”, anche qui seguito da titoli vari ed eventuali. Così ho fatto, senza soffermarmi a pensare, senza contestare. Egregio, gentile. Così doveva essere. Solo anni dopo e dopo essere stata all’estero utilizzando altre lingue a livello professionale, quando sono tornata a lavorare in Italia mi sono fermata a pensare al perché di questa distinzione. Ho così appreso, che l’origine del termine egregio deriva dal latino “e-gregis” cioé “che esce dal gregge” e più ampiamente significa “che esce dall’ordinario, insigne, eccellente”. Gentile invece, sempre secondo Treccani indica “una persona con modi garbati, affabili e cortesi”. Non importava dunque che avessi a che fare con professoresse o professioniste stimate, la forma convenzionale per rivolgermi a loro con rispetto non era quella di chiamarle egregie ma gentili.
Come cambia la percezione che abbiamo di un’altra persona a seconda di come la chiamiamo e come ci rivolgiamo ad essa? Soprattutto, quanto influisce il linguaggio sulla definizione di ciò che noi siamo? Una persona a cui da quando è piccola fino all’età adulta si sente dire che è rispettata se sarà affabile, penserà mai di aspirare ad essere altro e potere eccellere?
Abbiamo iniziato a domandarci quanti stereotipi e pregiudizi fossero così interiorizzati dentro di noi da non accorgerci più di come influenzassero la nostra vita e di conseguenza il nostro modo di vedere il mondo. È cosi che abbiamo deciso di creare “Se domani”, richiamando la poesia di Cristina Torre Cáceres (clicca qui per la poesia) che ci ha fatto commuovere ed indignare quando, nelle settimane che hanno seguito il femminicidio di Giulia Cecchettin, è stata molto citata.
“Se domani” è un gruppo di ragazze e ragazzi, donne e uomini che vogliono immaginarsi un modo di vedere e di pensare senza le imposizioni sociali legate al genere. Un gruppo che vuole prendersi uno spazio che non ha trovato altrove, quello dove donne e uomini possono confrontarsi liberamente e mettersi gli uni nei panni delle altre per promuovere una società più equa.
“Se domani” è uno spazio di riflessione sugli stereotipi di genere che ci aiuta a riconoscerli, analizzarli e capire perché è un bene se ce ne liberiamo. Uno spazio su carta digitale ma anche una collana di eventi in presenza che seguiranno nei prossimi mesi.
“Se domani” è il futuro che potrebbe essere, il cambiamento degli uomini e delle donne, dei rapporti tra loro, è il mondo che vorremmo.
E se domani fosse concesso agli uomini di manifestare un animo gentile ed alle donne di essere fuori dall’ordinario?
Rispondeteci e raccontateci le vostre storie nei commenti qui in basso!